Uccise Katia a martellate per 10 euro: Piter condannato a 16 anni. La difesa: "Valuteremo l'appello"
Sedici anni di carcere. Sarebbero stati 24 per il giudice Piergiorgio Ponticelli, ma la via del rito abbreviato ha accorciato la pena di un terzo. Piter Polverini ha accennato una smorfia di pianto guardando i suoi genitori e il cagnolino Cristal...
Sedici anni di carcere. Sarebbero stati 24 per il giudice Piergiorgio Ponticelli, ma la via del rito abbreviato ha accorciato la pena di un terzo. Piter Polverini ha accennato una smorfia di pianto guardando i suoi genitori e il cagnolino Cristal prima di salire sulla camionetta che lo avrebbe portato via, di nuovo verso il carcere.
Nonostante il giudice abbia riconosciuto la parziale infermità mentale dell'imputato, la pena decisa è stata maggiore. Un bilanciamento tra attenuanti e aggravanti (come la minorata difesa di Katia, aggredita in condizioni di svantaggio fisico, al buio) che ha portato Ponticelli ha optare per i 24 anni, il massimo (16 con lo sconto di un terzo).
I risarcimenti stabiliti per i familiari di Katia ammontano ad oltre 400mila euro per danni morali: 311mila alla madre e 132mila al fratello. In sede civile saranno stabiliti anche i danni patrimoniali, ma soltanto alla madre.
La difesa: "Valuteremo l'appello"
La ricostruzione del delitto
Uccisa per 10 euro in più rispetto a quanto pattuito. E' il motivo del femminicidio consumato a Sansepolcro, sulle rive del torrente Afra, nella notte tra l'11 e il 12 luglio 2016. Piter Polverini, all'epoca 24 anni, impiegato della Sisal di Campo di Marte ad Arezzo, ammazzò la 39enne biturgense Katia dell’Omarino. Un assassinio feroce, consumato dopo una serata insieme nel Suv del padre. Un raptus al culmine di un litigio: il motivo? La somma da corrispondere per una prestazione sessuale. I due si sarebbero accordati per 10 euro, Katia ne avrebbe chiesti 20 e Piter non li aveva. Il 24enne di San Giustino, forse spaventato dalla vergogna se fosse emerso l’episodio, iniziò a prendere a pugni la donna con cui si era appartato. Poi cercò di strangolarla. Scesi dal suv, il ragazzo impugnò il martello del padre operaio, per poi vibrare i colpi mortali alla testa di Katia, prima di gettarla nel greto dell'Afra. Poi ripartì per tornare a casa. Vicino all’abitazione si disfece dell’arma del delitto, gettandola dentro un cespuglio, dove è rimasta per oltre due mesi. Finché a settembre non è stata ritrovata dai carabinieri e Piter è stato arrestato.
@MattiaCialini