Cucina

Gattò all'aretina: così buono da leccarsi le dita

Bello, buono e così godurioso che vanta una miriade di tentativi di imitazione in tutta la regione

Non c'è battesimo che non abbia sul tavolo dei dessert almeno uno, o più, esemplari di gattò. Non c'è comunione, compleanno, cresima o festa casalinga che non preveda un angolo riservato a quel meraviglioso, soffice, potente e delicato dolce dove possa fare sfoggio della sua goduriosa magnificenza. Il gattò è il principe delle occasioni importanti, delle cene solenni, delle date da ricordare. Una combinazione equilibrata di dolcezza e sapore che rendere inutile ogni altro dolce. Chi nell'album di famiglia non ha foto ricordo con bottiglie di spumante affiancate dal mirabile rotolo sicuramente non è nato in provincia di Arezzo. 

Le sue origini, come si può facilmente intuire dal nome, risalgono all’epoca della dominazione francese ad Arezzo (gâteau in francese vuol dire dolce) anche se, alcuni sostengono che sarebbe nato in Umbria. Poco conta. Di fatto gli aretini sono diventati i veri custodi di una ricetta che incanta più di un fachiro. Banalizzando, il gattò è un salame dolce che da secoli costituisce il caposaldo della cucina locale. La sua preparazione richiede pazienza, una quantità infinita di amore e (soprattutto) una dose generosa di aretinità. Di seguito la nostra personale versione del gattò.

(ClaFa)