Cucina

Minestra di fagioli. Bella, buona, iper proteica e sensuale

Anche Arezzo vanta la propria versione di questo piatto che viene consumato da nord a sud, da est ad ovest. Un grande, meraviglioso, classico invernale

Super proteica e super buona.
I tabù cadono, i nodi si sciolgono e il cuore si riempie di gioia.
Inverno fa rima anche, e soprattutto, con minestra di fagioli. Sebbene Arezzo non possa vantare l'esclusività di questo piatto in quanto, seppure con le dovute variabili, si mangia in ogni angolo dello Stivale, la versione "etrusca" è così buona da far piagere di gioia grandi, piccini e vegani. Già prché, come i bringoli al sugo finto, anche la minestra di fagioli è super vegan.

Fermi tutti però. 
Se intendente sostituire la pasta di semola con quella all'uovo, predilezione che attirerebbe tutta la nostra simpatia ed approvazione, non potete più proporla nelle cene con commensali che hanno abbracciato la filosofia vegana come stile di vita e alimentazione.

Vellutata, "ruvveda", morbida, sensuale e meravigliosa come una bellissima signora, la minestra di fagioli è un piatto unico che consente di unire in un sol boccone la bontà dei legumi con il calore di una cucina 100 per 100 casalinga.

Come accennato sopra, la variante più comune è quella rappresentata dalla scelta della pasta da abbinare al brodo.
C'è chi usa i datilini di semola, chi invece gli scarti della pasta all'uovo, della sfoglia utilizzata per maccheroni, tagliatelle e ravioli oppure, c'è chi predilige anche gli avanzi della pastasciutta classica (sempre di semola).

Noi vi proponiamo quella con i classicissimi ditalini che, a nostro avviso, rappresentano il connubio perfetto con la cremosità della minestra.

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

Siamo nel regno delle possibilità. Pasta e fagioli è un piatto ricco di variabili nell'esecuzione: i caratteri finali dipendono dagli ingredienti, dalla mano, dall'esperienza in cucina, dai gusti personali. Più o meno speziata, più o meno liquida, più o meno sapida. Per questo, è parecchio divertente l'abbinamento con un vino. Il matrimonio ideale? Neppure un sommelier esperto saprebbe trovarlo alla cieca. Perché si può spaziare da una bollicina a un rosso fermo, passando per bianchi e rosati. Non resta che testare sul campo, divertendosi a scoprire il calice più adatto. Andando per esclusione: si può certamente evitare un rosso particolarmente tannico  o "importante" come Barolo, Barbaresco o Brunello di Montalcino. Rischiano di lasciare fastidiose sensazioni amarognole in bocca (se non metalliche o ematiche) con i fagioli. Non solo, i quarti di nobiltà del vino mal si conciliano con la natura "ruspante" del piatto. Partendo dalle bollicine, si potrebbe sperimentare il connubio con un prosecco di pregio, ad esempio un Conegliano Valdobbiadene Superiore di Cartizze. La collina di Cartizze dà vini con complessità, persistenza ed eleganza superiori ad altre tipologie della Doc Conegliano-Valdobbiadene. Oppure un metodo classico con durezze contenute, uno spumante Trento Doc blanc de blancs, a base chardonnay, o un Franciacorta Saten. Venendo alla Toscana, e all'Aretino, potrebbe essere il caso di dare una chance a un produttore fidato di Bianco Vergine della Valdichiana Doc, a base Trebbiano. Per tradizione, poi, non si può non citare il Rosso di Montalcino Doc.