Cucina

Il roast-beef alla toscana: il principe delle cene di gala di una volta

La ricetta è stata adottata da numerose famiglie toscane e se ne trova traccia già nell'800

Oggi il roast-beef è diventato uno dei secondi più comuni nelle famiglie. Sì perché oltre ad essere delizioso, è facilmente conservabile ed è ottimo anche a temperatura ambiente. Rispetto ad altre tipologie di carni arrosto risulta duttile e la sua consumazione può avvenire in più e più modi. In Toscana questo preparato si fece strada attorno all'ottocento quando, nel territorio regionale, vi era una discreta presenza di inglesi che qui presero casa. In pochissimo tempo si impose come un "must have" delle cene signorili degli eventi di gala incontrando, neanche a dirlo, il favore di tutti i commensali. Protagonista nelle cene importanti divenne ben presto utilizzato anche come condimento per panini, spuntini pomeridiani, merende e pasti fuori casa. Il taglio migliore per realizzarlo è la lombata con l'osso da cui tradizionalmente si ricava pure la bistecca. In alternativa possono essere utilizzati anche tagli come il filetto, il girello, il bicchiere, lo scamone, la rosetta e la groppa. Per i puristi si consiglia di prediligere carne Chianina proveniente da un vitellone adulto (18 mesi).

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

Un bel roast-beaf appena sfornato chiama il vino rosso. Possibilmente lo stesso con cui si è sfumata la carne. La masticazione indotta dalla carne, specialmente se muscolosa come quella della Chianina, induce salivazione e succulenza, da "asciugare" con un vino di un certo tenore alcolico. C'è poi l'eventuale untuosità, data dal sughetto in aggiunta, da bilanciare col tannino del vino rosso. E' giunto il momento di aprire un bel Chianti Classico Docg, versione base, profumato e citrino, con note di arancia sanguinella. La freschezza giusta per bilanciare la tendenza dolce della carne.

Mat.Cial.