Politica

Via Filzi ed ex Lebole, gli strali dell'opposizione: "Sindaco Ghinelli, servono ordinanze"

La nota di Italia Viva: "Sull'area degredata dell'ex stabilimento il Comune agisca in sintonia con la proprietà". L'affondo di Arezzo 2020 che chiede conto anche del cantiere della caserma della municipale

Si infiamma il dibattito politico sull'area ex Lebole dopo gli ultimi episodi di cronaca che sono accaduti nei pressi della zona che un tempo ospitava lo storico stabilimento produttivo di abbigliamento (adesso ridotto a rudere) e che versa in uno stato di grave degrado, in attesa di un progetto di riqualificazione. Negli ultimi giorni c'è stato un accoltellamento oltre all'intervento di forze dell'ordine e sanitari per l'allarme legato al soccorso di una persona, poi firtunatamente rientrato. Ed ecco le opposizioni che attaccano la giunta Ghinelli.

La posizione di Italia Viva

"L'area per anni simbolo e vanto del territorio è la testimonianza dell’abbandono e il degrado che accoglie tutti coloro che entrano in città, sia in auto che in treno - dice Gianni Ulivelli di Italia Viva -. Dalla chiusura dello stabilimento, avvenuta nel 2002, ad oggi sono stati molti i progetti che hanno riguardato il recupero ed il riutilizzo dei volumi dell’intera area, piani urbanistici che ridisegnavano i possibili riutilizzi. Ben due piani regolatori comunali (Piani Strutturali, Piano Operativo, Regolamento Urbanistico, ecc.) si sono occupati di come indirizzare a nuove funzionalità la vecchia fabbrica, che però purtroppo è ancora lì nel degrado e nell’abbandono. Dal momento che dopo quasi 25 anni non riusciamo ad intravedere una soluzione ci permettiamo di sollevare alcune domande alle quali è assolutamente necessario dare una risposta: È stato verificato l’impatto del costo delle opere viabilistiche previste dal piano urbanistico in relazione alla fattibilità economica degli interventi di recupero? È stata valutata ed attualizzata la realizzabilità economica e tecnica delle destinazioni previste dal piano urbanistico vigente? Riteniamo che solo la stretta e fattiva collaborazione tra l’amministrazione comunale e la proprietà possa mettere le basi alla soluzione del problema di quella area che ha rappresentato l’emancipazione per molti aretini, ma che oggi dimostra l’incapacità, dei vari soggetti coinvolti, di trovare soluzioni".

Romizi sull'ex Lebole

“Sembra incredibile ma è suonato la sveglia". Attacca così invece la nota di Francesco Romizi consigliere comunale di Arezzo 2020. "Da pochi giorni il consigliere comunale Palazzini ha fatto irruzione nell’area ex Lebole. Il letargo delle marmotte d’Italia è durato così a lungo che, come forza di maggioranza in città da 9 anni, anch’esse hanno contribuito a lasciare l’area nel degrado attuale. Poi una mattina l’inverno finisce, le marmotte mettono fuori il naso dalla tana e si accorgono che c’è del ‘marcio in Danimarca’, anzi sul raccordo, e invitano il sindaco a emettere ordinanze su ordinanze, arresti e requisizioni. Ebbene: come opposizione lo chiediamo da anni. Con varie interrogazioni in consiglio comunale abbiamo infatti sollecitato il sindaco a valutare se non sia il caso di operare d’urgenza con un provvedimento che per lo meno rimetta in ordine la recinzione lungo la fabbrica dismessa. Ovviamente davanti alle nostre richieste il sindaco si è ben guardato ma ora che la stessa cosa, ingigantita dalla presunzione di onnipotenza tipica della destra, viene chiesta da un partito di maggioranza vedremo se resterà inerte. Difficile che accada, le marmotte d’Italia potrebbero fischiare più forte del dovuto".

Romizi su via Filzi

Romizi interviene inoltre anche sul caso del giorno, la situazione di degrado di via Filzi. "Intanto una delle varie grane inaugurate dalla giunta Ghinelli è diventata una frana, una slavina, un laghetto dolomitico senza abeti a riflettersi nelle acque. Forme di vita primordiale sono oramai comparse in via Filzi, sulla quale non c’è stata una forza di maggioranza ad alzare la voce o per lo meno a lanciare l’allarme in questi anni. Le marmotte d’Italia hanno contagiato il resto della compagnia. Magari fra due o tre mesi, quando l’estate avrà fatto il resto con la proliferazione di zanzare tigre nell’acquitrino del cantiere e un’altra fetta di città sarà costretta a tenere le finestre chiuse, stavolta non nelle frazioni ma in pieno centro, qualcuno si sveglierà una mattina e griderà: sindaco, un’ordinanza! Ovvero, quanto chiediamo da mesi, anzi da anni, dai banchi dell’opposizione”.


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